IL METODO PATRIMONIALE SEMPLICE PER LA DETERMINAZIONE DEL CAPITALE ECONOMICO AI FINI DELLA VALUTAZIONE D’AZIENDA
Nel precedente articolo, https://bit.ly/3XmZoqr, si è offerta una disamina in merito alle finalità della valutazione d’azienda e un focus specifico sul metodo reddituale di determinazione. Nel presente elaborato, invece, si ritiene opportuno trattare il metodo patrimoniale di determinazione del capitale economico, nella sua differenziazione di “semplice”.
DEFINIZIONE
I metodi patrimoniali puntano a quantificare l’ammontare di capitale che un investitore dovrebbe impiegare per costituire un’impresa con la stessa composizione patrimoniale, attività e passività, di quella in oggetto della compravendita: infatti, in tali metodi non viene ad essere considerata la redditività prospettica, ma avviene una stima analitica dell’attivo e del passivo a valori correnti di sostituzione. Nello specifico:
- analitica sta ad indicare che sia effettuata distintamente per ciascun elemento del patrimonio aziendale,
- a valori correnti indica che sia direttamente o indirettamente basata sui valori contestuali al momento in cui si valuta,
- di sostituzione dato che si considera l’ipotesi di riacquisto o rinegoziazione degli elementi patrimoniali considerati.
IL METODO PATRIMONIALE SEMPLICE
Per il metodo patrimoniale semplice il valore dell’azienda sarà pari al patrimonio netto rettificato:
W = K,
dove
- K = patrimonio netto contabile + rettifiche patrimoniali in aumento – rettifiche patrimoniali in diminuzione – oneri fiscali latenti.
La base di partenza sarà quindi il capitale netto contabile al momento della stima, dato dalla differenza tra attività e passività; il valore viene considerato in base ai bilanci, laddove sia necessaria una situazione più aggiornata viene utilizzato il bilancio infra-annuale appositamente redatto ai fini della stima; conseguentemente vengono valorizzati tutti gli elementi per cercare di giungere ad un patrimonio netto rettificato, invece che è di natura contabile.
La rettifica viene effettuata per tenere conto degli eventi significativi verificati in seguito alla redazione del bilancio e del valore corrente dell’attivo non monetario, al fine di far emergere eventuali plusvalenze o minusvalenze latenti.
Il procedimento di stima prevede la revisione degli elementi contabili in maniera analitica, effettuata quindi a ciascun elemento patrimoniale; per quanto attiene alle singole poste può considerarsi quanto segue:
- in merito al patrimonio netto si segnala che la riserva acquisto azioni proprie viene considerata al netto delle azioni proprie già acquistate e che l’utile d’esercizio è considerato al netto sia degli acconti su dividendi già assegnati, che della quota di utile spettante agli amministratori;
- in merito alle altre poste, occorre verificare che tutte le singole poste di bilancio rispondano a corretti principi contabili per quanto concerne il valore di iscrizione e, laddove necessario, procedere ad eventuali aggiustamenti.
Tipicamente le rettifiche traggono origine da distorsioni nei valori di bilancio a causa di influenza delle norme tributarie, politiche di bilancio adottate dall’azienda, altre alterazioni.
La fase di ri-espressione a valori correnti di ogni elemento patrimoniale è centrale alla valutazione; di seguito si riportano le metodologie abituali rispetto alle principali poste di bilancio:
- terreni e fabbricati, vengono valutati secondo 3 criteri principali a seconda della destinazione dell’immobile, quali
- il costo di ricostruzione, per il quale l’immobile è valorizzato in base all’insieme dei costi che l’azienda dovrebbe sostenere per la costruzione di un immobile con caratteristiche simili e viene rettificato in considerazione del naturale deperimento fisico,
- il valore di mercato, per il quale vengono presi in considerazione i prezzi di beni simili, pertanto il metodo giunge al valore corrente e non al valore a nuovo,
- il valore di capitalizzazione del reddito, attraverso il quale si stima il reddito ottenibile dal bene in un intervallo di tempo, sulla base di canoni di locazione, per poi attualizzarne il valore ad un tasso privo di rischio;
- immobilizzazioni materiali, per quanto riguarda i beni per i quali è possibile identificare un mercato secondario è in tal caso possibile rifarsi ai valori del mercato dell’usato, ad esempio per i fabbricati industriali, i macchinari, le attrezzature generiche e gli automezzi; laddove non sia possibile, il valore viene stimato attraverso l’individuazione del costo di riacquisto o di riproduzione, abbattuto successivamente per tenere conto dell’obsolescenza del bene allo stato attuale;
- immobilizzazioni immateriali, da considerare esclusivamente quelle iscritte in bilancio la cui valutazione è suscettibile di un trasferimento autonomo rispetto all’azienda; il metodo per la determinazione del loro valore è la stima del costo attuale e relativo abbattimento per tenere conto della situazione effettiva nel concreto;
- partecipazioni, valutate in base al valore dell’azienda ripartito in funzione della percentuale societaria detenuta, distinte in base alla loro natura
- partecipazioni di controllo ai sensi dell’art. 2359 c.c. (maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria; voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante nell'assemblea ordinaria; influenza dominante per particolari vincoli contrattuali) e dello IAS 27 (aggiunge il potere di nomina o rimozione della maggioranza dei membri del CdA; possesso di diritti di voto anche potenziali tramite warrant azionari o opzioni call su azioni),
- partecipazioni in società collegate (art. 2359 c.c., influenza notevole nell’assemblea ordinaria per 1/5 dei voti, ovvero 1/10 se la società è quotata) e di minoranza;
- rimanenze, la valutazione va eseguita distintamente per ciascuna categoria di magazzino, in quanto tale voce è rilevante all’interno dell’attivo circolante, specialmente per le imprese industriali e commerciali: risulta quindi fondamentale la loro valorizzazione a valori correnti per pervenire a una corretta stima patrimoniale. Nello specifico:
- per le aziende commerciali può essere agevolmente utilizzato il costo di acquisto più recente o il prezzo corrente del bene,
- per le aziende industriali la distinzione avviene in base alla natura dei beni
- materie prime (criterio del valore corrente o in base del prezzo dell’ultimo acquisto effettuato),
- prodotti finiti (prezzo di mercato, al netto dei costi sostenuti),
- semilavorati (valutati in ragione del loro costo di produzione, tenendo in considerazione lo stato dell’avanzamento dei lavori, ovvero prezzo dell’opera per la percentuale di lavoro svolto);
- crediti e debiti, primaria importanza riveste la valutazione della congruità del fondo svalutazione rischi su crediti iscritto in bilancio: è opportuno tenere conto dei ratei e risconti ad essi relativi.
- I crediti non possono sempre essere valutati al loro valore nominale, in alcuni casi è richiesta l’attualizzazione in base al tempo di differimento dell’eventuale realizzo, come ad esempio crediti nei confronti di enti pubblici che sono pagati con lunghe dilazioni temporali, così come anche i beni su commessa e in generale i crediti immobilizzati: è necessario procedere ad attualizzazione quando sugli stessi non maturino interessi o il loro rendimento non sia in linea con quello di mercato, inoltre, solitamente si escludono dall’attualizzazione i crediti con scadenza inferiore all’anno o con scadenza a breve termine; per i crediti compresi nel circolante, la rettifica è effettuata quando questi sono in valuta estera, considerando quindi il tasso di cambio alla data della perizia.
- Anche per i debiti finanziari può essere necessaria l’attualizzazione, nel caso in cui i tassi negoziati differiscono da quelli di mercato: questo avviene per le sole passività a medio-lungo termine che generano interessi passivi, poiché i tassi delle passività a breve termine si adattano ogni giorno ai tassi di mercato, come ad esempio per il conto corrente bancario; invece, quando è possibile, come nel caso di obbligazioni quotate e altri titoli negoziati sul mercato, si ricorre ai prezzi di mercato. Per stimare il valore di tutte le altre voci del passivo, compreso il TFR e tutti gli altri debiti di natura previdenziale, si ricorre all’attualizzazione dei flussi, confrontando se necessario il valore con titoli simili: quando si attualizza il tasso deve incorporare il rischio in maniera coerente con l’impresa;
- attività finanziarie non immobilizzate, costituiscono la liquidità in eccesso dell’impresa investita solitamente in titoli a reddito fisso, quotati o meno. Per procedere nella valutazione:
- se i titoli sono quotati è sufficiente riferirsi al prezzo corrente al momento della stima o ai prezzi medi;
- se il titolo non è quotato si presume uno smobilizzo a breve dello stesso, per questo vengono valutati in base al valore attuale a tasso corrente dei flussi di cassa attesi per interessi e per capitale, tenendo conto di eventuali minusvalenze o plusvalenze;
- fondi rischi e oneri, occorre valutare la congruità, tenendo presenti anche i rischi desumibili dai commenti esposti nella nota integrativa.
In ogni caso, per quanto riguarda la valutazione degli elementi patrimoniali, i criteri applicati devono essere coerenti con l’obiettivo di valutazione di un’impresa in funzionamento.
A cura di: Antonio Russo, Dottore Commercialista e Revisore Legale
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