L’EFFETTO DEL DEPREZZAMENTO DEL CAMBIO EURO/DOLLARO SULL’EXPORT
Il 2022 è stato caratterizzato da un aumento considerevole dei costi che ha impattato notevolmente il cuore del settore produttivo italiano costituito in prevalenza da PMI: con un tasso di inflazione pari all’8,8% registrato nel 2022 e previsioni simili anche per il 2023 si riscontreranno maggiori costi operativi, nonché una crescita dei tassi di interesse e del relativo onere debitorio.
Tuttavia, quanto detto ha generato conseguenze positive sull’export italiano: nel 2022 le esportazioni italiane sono aumentate di circa il 10,3%, con previsioni positive di crescita, +5%, anche per il 2023 (rapporto Export 2022 di SACE).
Per questo motivo appare opportuno approfondire in questa sede le conseguenze generate sull’export dalle dinamiche relative all’inflazione e al tasso di cambio, al fine di comprenderne i meccanismi sottostanti.
DEFINIZIONE TASSO DI CAMBIO
L’inflazione non è solo un fenomeno interno: l’elevata apertura verso l’estero, in un mondo globalizzato come quello attuale, e l’esistenza di una molteplicità di scambi, fa sì che il tasso di variazione dei prezzi sia influenzato anche dall’andamento dei prezzi esteri; pertanto, diventa fondamentale monitorare anche il tasso di cambio tra due valute.
Il tasso di cambio valutario, ovvero nominale, è il prezzo di una moneta espresso nei termini di un’altra moneta: se il tasso di cambio dell’Euro rispetto al Dollaro aumenta ciò significa che sono necessari più Dollari per un Euro, ovvero un Euro per acquistare più Dollari; di conseguenza un aumento del tasso di cambio rispecchia un apprezzamento dell’Euro rispetto al Dollaro, in modo simmetrico una diminuzione del tasso di cambio rispecchia un deprezzamento dell’Euro rispetto al Dollaro.
L’importanza delle variazioni del tasso di cambio nominale risiede proprio nel cambiamento che esse implicano nella convenienza a comprare e vendere in paesi diversi: ad esempio se il tasso E/D=1,25(quindi $ 1,25 per avere € 1), per un bene venduto a € 1.000 negli USA saranno necessari $ 1.250; se il cambio diminuisce del 10%, per lo stesso bene ci vorranno $ 1.125, quindi diventerebbe maggiormente conveniente l’acquisto rispetto al periodo precedente.
La domanda e l’offerta di moneta rispecchiano gli scambi di beni e servizi: per questo motivo, è anche possibile esprimere il tasso di cambio in termini reali, ovvero come la quantità di beni e servizi importati e scambiati in relazione ad una unità di bene/servizio esportato.
INFLAZIONE E TASSO DI CAMBIO
Segue che la variazione del cambio reale è legata alla variazione del cambio nominale e al tasso di inflazione, in quanto nel lungo periodo le variazioni dei tassi di cambio sono inverse rispetto alle variazioni dei prezzi, ovvero all’inflazione, tra due periodi. Infatti, il tasso di cambio è determinato da 3 fattori principali:
- variazione dell’offerta di moneta. Se aumenta l’offerta di moneta, aumenta il livello dei prezzi domestici, inflazione, per ricreare il nuovo equilibrio tra domande e offerta, causando un deprezzamento della valuta domestica;
- variazione dei tassi di interesse. Se aumenta il tasso di interesse domestico, si riduce la domanda e di conseguenza si riduce l’offerta, per questo aumenta il livello dei prezzi, inflazione, generando un deprezzamento della valuta domestica;
- variazione del livello di produzione. Un aumento del livello di produzione fa aumentare la domanda di moneta, di conseguenza l’offerta di moneta deve aumentare, per questo il livello dei prezzi si riduce, deflazione, causando un apprezzamento della valuta domestica.
CONSEGUENZE PRATICHE
Di conseguenza, il tasso di cambio influenza l’attività economica di un’impresa nella misura in cui modifica il costo degli input o il prezzo dei beni esportati: infatti, nei rapporti di scambio internazionale il tasso di cambio è un meccanismo di aggiustamento che sintetizza il divario del tasso di inflazione e il divario dei tassi di interesse, in quanto il prezzo del Dollaro in termini di Euro è unico, ma i beni e le attività oggetto di scambio sono invece eterogenee, così come i loro prezzi.
Nel dettaglio, se il tasso di cambio reale Euro/Dollaro:
- aumenta, ciò equivale a un aumento del prezzo del paniere di beni europei in rapporto al paniere di beni americani. I beni europei diventano più costosi rispetto a quelli americani e ciò si rispecchia in un apprezzamento reale, in questo caso dell’Euro rispetto al Dollaro; ciò implica una peggiore bilancia commerciale, dato che le esportazioni dall’UE verso gli USA ne risultano svantaggiate. Infatti, per quanto riguarda le importazioni l’aumento del tasso di cambio reale implica per definizione una diminuzione del valore unitario delle merci estere in termini di merci nazionali;
- diminuisce, ciò equivale ad una diminuzione del prezzo del paniere dei beni europei in rapporto al paniere di beni americani, si tratta perciò di un deprezzamento reale, in questo caso dell’Euro rispetto al Dollaro; parallelamente a quanto detto precedentemente, una diminuzione del tasso di cambio reale migliora il saldo delle partite correnti, favorendo l’esportazione.
EVIDENZE EMPIRICHE
Alla luce di quanto affermato finora, i beni risultano essere piò o meno competitivi in base all’inflazione: se aumenta il tasso di interesse domestico, si riduce la domanda e di conseguenza si riduce l’offerta, per questo aumenta il livello dei prezzi, ovvero l’inflazione, generando un deprezzamento della valuta domestica e un aumento della competitività delle merci europee, generando quindi una maggiore propensioneall’export. Ne sono la prova, rispetto anche ai dati relativi all’export italiano, riportati nella premessa di tale elaborato, i seguenti grafici che considerano:
- una diminuzione del tasso di cambio Euro/Dollaro occorsa a partire dal 2022,
- un aumento dei tassi di interesse domestici e conseguente aumento dell’inflazione, a partire dal 2022.
A cura di: Mattia Christian Scioli, Dottore Commercialista
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