IL CARO ENERGIA: CONSEGUENZE E INTERVENTI DELLA LEGGE DI BILANCIO 2023
Come anche affermato tra le righe dell’articolo precedente, https://bit.ly/3DCTuJg, il 2023 sarà caratterizzato da un aggravio in termini di costi che andrà ad impattare fortemente il cuore del settore produttivo italiano costituito in prevalenza da PMI: con un tasso di inflazione pari all’8,8% registrato nel 2022 e previsioni simili anche per il 2023 si riscontreranno maggiori costi operativi per via dell'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime, i quali genereranno ricavi di vendita minori dovuti anche al generale peggioramento della capacità di spesa dei consumatori nell'economia con una conseguente riduzione dei consumi e aumento progressivo della propensione al risparmio.
SCENARIO CONGIUNTURALE DI RIFERIMENTO
Dall’analisi “L’impatto della corsa dei prezzi dell’energia sui costi di produzione” effettuata dal Centro-Studi Confindustria nel corso del 2022 si evince come: “Lo scenario economico internazionale è stato caratterizzato nel corso degli ultimi diciotto mesi da una corsa eccezionale al rialzo nei prezzi delle materie prime, che hanno raggiunto in molti casi picchi senza precedenti negli ultimi decenni. I rincari hanno toccato in maniera trasversale diverse commodity, non solo tra materie prime (minerali, energetiche, vegetali) ma anche semi-lavorati (tra gli alimentari, le fibre tessili, le materie plastiche, tra gli altri) e hanno in alcuni casi raggiunto rialzi a doppia cifra già da fine 2021.
Il protagonista assoluto di questa fiammata nei prezzi delle commodity è stato il gas naturale, il cui prezzo in Europa già a gennaio del 2022 era cresciuto del 421% rispetto al dicembre 2019. Rimanendo nell’ambito delle commodity energetiche, anche i prezzi di petrolio e carbone hanno subito impennate notevoli, sebbene con aumenti decisamente più contenuti di quelli del gas (rispettivamente +24% e +122% a gennaio 2022 rispetto a dicembre 2019).
… Alle incertezze sullo squilibrio tra domanda e offerta di materie prime energetiche si è aggiunto quindi un ulteriore fattore di criticità: l’indeterminatezza sulla durata dello shock energetico, rendendo più incerta la distensione delle tensioni sui mercati delle commodity e vanificando le aspettative, precedenti alla guerra, di una graduale discesa dei prezzi.”
Quanto detto ha generato e continuerà a generare un aumento sia dei costi diretti, alla voce energia direttamente sopportata dalle imprese, che indiretti, in virtù dell’aumento delle materie prime e in generale dei costi di produzione e d’acquisto che le aziende dovranno sopportare nella quotidianità.
PREVISIONI DI RIFERIMENTO
Secondo il Centro-Studi di Confindustria il PIL italiano subirà nel corso del 2023 un ribasso; infatti, si legge nel rapporto «Economia italiana ancora resiliente tra incertezza e shock?» che a pesare negativamente sulla crescita registrata nel corso del 2022 saranno soprattutto le dinamiche dei prezzi al consumo in Italia, già incrementati esponenzialmente nel corso del 2022, toccando valori non registrati dal 1985.
Un altro fattore critico che ha inciso e continuerà ad incidere è stato il rincaro del gas naturale in Europa: ciò ha influito ad aumentare l’inflazione, creare una forte contrazione della domanda anche per via dei salari nominali bloccati e salari reali in progressiva diminuzione, variazione delle abitudini dei consumi che ha generato un primo orientamento d’acquisto sui beni di consumo meno costosi e una conseguente progressiva riduzione degli acquisti stessi.
Parallelamente anche gli investimenti delle imprese hanno perso e continueranno a perdere di incidenza: come si è affermato anche nell’articolo precedente, un altro fattore negativo per gli investimenti è stato, e continuerà ad esserlo nell’immediato, anche il rialzo dei tassi, fortemente impattanti sul costo del credito.
In ultimo, quanto detto ha avuto nella seconda parte del 2022 un impatto negativo anche sull’export: gli aumenti dei prezzi lungo le filiere internazionali, le sanzioni incrociate con la Russia, l'incertezza nello scenario macro-economico globale, la brusca frenata della domanda internazionale (in particolar modo nei principali mercati di sbocco delle merci italiane, quali Europa e Stati Uniti) ridurrà fortemente il potenziale di crescita delle esportazioni italiane con una previsione di crescita nel 2023 dell’+1,8%, rispetto ad aumento maggiore di 10 punti percentuali nel 2022.
INTERVENTI DELLA LEGGE DI BILANCIO 2023
Considerato quanto detto finora, il Consiglio dei Ministri italiano ha previsto una serie di misure per cercare di arginare tale impatto negativo dell’aumento dei costi energetici sull’economia italiana: difatti, nella “Legge di Bilancio 2023” è stato approvato un “pacchetto” contro il caro energia.
Nello specifico, sono state previste due linee di intervento principali:
- la prima è il credito d'imposta per aziende ad alto consumo energetico, misura inserita al fine di risanare la cassa delle imprese, in particolare
1) passa dal 40% al 45% il credito d'imposta in favore delle imprese energivore, credito da applicarsi alle spese effettuate per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2023;
2) passa dal 30% al 35% il credito d'imposta in favore delle imprese dotate di contatori di energia elettrica con potenza pari o superiore a 4,5 KW (diverse dalle imprese del punto 1), anche in questo caso da applicarsi alle spese sostenute per l'acquisto della componente energetica effettivamente utilizzata nel primo trimestre dell'anno 2023;
3) passa dal 40 al 45% il credito d'imposta in favore delle imprese a forte consumo di gas naturale da applicarsi alle spese di acquisto del gas naturale consumato nel primo trimestre del 2023;
4) passa dal 40 al 45% il credito d'imposta in favore delle imprese non gasivore, da applicarsi alle spese di acquisto del gas naturale consumato nel primo trimestre del 2023.
- la seconda prevede incentivi alle imprese verso investimenti in fonti di energia rinnovabile; si menziona il rifinanziamento del Fondo Green New Deal per 565 milioni di euro per il 2023, piano d'intervento a sostegno delle imprese che investono in progetti di ricerca, sviluppo e innovazione per la transizione ecologica e circolare. La misura prevede l’erogazione di contributi o finanziamenti agevolati dai 3 ai 40 milioni di euro a sostegno delle attività di ricerca industriale, sviluppo sperimentale e, per le PMI, di industrializzazione dei risultati della ricerca e sviluppo coerenti con la finalità di transizione ecologica e circolare.
IL RUOLO DEL PROFESSIONISTA
L'obiettivo di questi interventi risulta essere chiaro: salvaguardare i reparti in crisi e supportare i settori strategici del nostro Paese con strumenti che guardino sia al breve periodo, come nel caso dei crediti d'imposta, che al lungo, come nel caso degli incentivi che stimolano l'indipendenza energetica e lo sviluppo di energia rinnovabile.
Pertanto, il ruolo del Dottore Commercialista risulta essere cruciale per assistere le PMI italiane in questa delicata fase, sia nell’espletamento dei compiti burocrati per beneficiare dei crediti d’imposta, sia per avviare il processo di indipendenza energetica e sostenibilità delle imprese italiane nel lungo periodo, intercettando le importanti risorse messe a disposizione nei vari bandi, fonti di spinta significativa agli investimenti in Italia, nonché aiutando il management aziendale ad operare con una visione strategica che, quanto mai più di adesso, debba essere realmente oculata e lungimirante.
A cura di: Antonio Russo, Dottore Commercialista e Revisore Legale
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