FINALITÀ DI HEDGING DEGLI STRUMENTI DERIVATI
Nel precedente articolo, https://bit.ly/3wR8YoP, è stata fornita un’introduzione generale al mondo degli strumenti finanziari derivati: tra le loro varie finalità di utilizzo precedentemente menzionate è opportuno approfondire quella relativa all’hedging, data la sua importanza nel mondo finanziario.
Infatti, i soggetti dediti all’attività di copertura, gli hedgers, hanno il difficile compito di utilizzare il mercato dei derivati per ridurre le esposizioni societarie a particolari rischi, quali ad esempio l’andamento del prezzo del petrolio, la fluttuazione dei tassi di cambio, l’esposizione al mercato azionario e così via. Un hedge perfetto è costituito da un’operazione di copertura che eliminerebbe completamente i rischi a cui l’azienda è esposta: ovviamente quanto detto è di quasi impossibile attuazione nella realtà, per questo motivo le strategie di copertura sono finalizzate a ridurre il rischio il più possibile. La copertura può essere statica, non prevedendo aggiustamenti temporali, o dinamica, in cui avviene un aggiustamento e un monitoraggio costante dei parametri: in entrambi i casi esistono molteplici strategie possibili da implementare, le quali richiedono nozioni matematico-statistico-finanziarie oltremodo approfondite. In tal senso, in questa sede si vogliono riportare delle esemplificazioni relative alle coperture più semplici da effettuare e maggiormente comuni, relative all’hedging statico.
HEDGING CON FUTURES E FORWARDS
I derivati che vengono utilizzati maggiormente per hedging statici sono i contratti futures e forwards: come riportato nell’articolo precedente, una delle differenze tra i due strumenti risiede nel fatto che i primi prevedono una liquidazione giornaliera, mentre i secondi alla scadenza. Segue che, utilizzando un futures dovrebbe avvenire il cosiddetto “tailing the hedge”, ovvero un “affinamento della copertura”: il meccanismo del marking-to-market dei futures implica un monitoraggio della deviazione standard del prezzo spot e del prezzo futures e il relativo coefficiente di correlazione, considerando quindi non la relazione esistente tra le variazioni giornaliere dei prezzi, bensì quella relativa ai rispettivi tassi di variazione giornalieri, presupponendo dei meccanismi di copertura giorno per giorno. Tuttavia, dato che questi parametri restituiscono nella pratica delle differenze molto piccole sul numero ottimale di contratti futures da negoziare giornalmente, sono spesso ignorate: quindi, nella prassi operativa relativa alla copertura, questa differenza tra futures e forwards viene sostanzialmente azzerata, considerando in entrambi i casi una posizione regolata alla scadenza.
PRINCIPI FONDAMENTALI: COPERTURE STATICHE CORTE E LUNGHE
Quando la società decide di utilizzare i contratti futures o forwards per coprirsi da un rischio ha come obiettivo di assumere una sola posizione che lo neutralizzi il più possibile:
- si parla di copertura corta o “short hedge” quando l’esposizione al sottostante comporta un profitto nel momento in cui il prezzo dell’attività sale e una perdita quando scende. Queste coperture sono ideali quando l’hedger possiede un’attività che presuppone di vendere in futuro o che non la possiede al momento, ad esempio quando il sottostante è una merce, ma che al tempo stesso ha la certezza di venirne in possesso, per poi rivenderla;
Esempio La società statunitense è esportatrice di macchine in Europa e a fronte dei mezzi esportati riceverà tra 3 mesi 1.000.000€; di conseguenza è esposta al rischio di cambio: nei prossimi 3 mesi conseguirà un profitto se l’euro si apprezzerà rispetto al dollaro, mentre subirà una perdita in caso di deprezzamento. Al fine di neutralizzare questo rischio l’hedger aziendale dovrà aprire una posizione corta su futures, che comporterà quindi una perdita in caso di apprezzamento dell’euro sul dollaro e un profitto in caso di deprezzamento, in modo tale da compensare il rischio operativo legato all’esportazione pagando esclusivamente l’importo del derivato.
- invece, si parla di copertura lunga o “long hedge” quando l’esposizione al sottostante genera un profitto nel momento in cui il prezzo dell’attività scende e una perdita quando sale; in questo caso, tale copertura è ideale quando l’hedger vuole bloccare il prezzo ad oggi di una determinata attività che dovrà acquistare.
Esempio La società italiana è attiva nel campo della gioielleria: tra 6 mesi dovrà approvvigionarsi di 10.000 grammi di oro da lavorare nel proprio laboratorio. Il prezzo spot dell’oro è di 55€ al grammo, mentre il prezzo futures a 6 mesi è 35€ al grammo; di conseguenza, l’hedger societario può coprire questa esposizione acquistando 4 futures a 6 mesi, che prevedono la consegna di 2.500 grammi di oro ciascuno: la strategia ha l’effetto di bloccare il prezzo dell’oro in prossimità della previsione di prezzo. Supponendo che alla scadenza dei 6 mesi il prezzo spot dell’oro sia invece pari a 40€ per grammo, l’imprenditore guadagnerà dai contratti futures 10.000 x (40€ - 35€) = 50.000€, mentre per l’oro pagherà 10.000 x 40€ = 400.000€: il costo totale dell’operazione sarà pari a 400.000€ - 50.000€ = 350.000€, ovvero 35€ per grammo. In alternativa, ipotizzando che il prezzo spot alla scadenza dei 6 mesi sia 20€, la società perderà per i contratti futures 10.000 x (35€ - 20€) = 150.000€, mentre acquisterà l’oro per 10.000 x 20€ = 200.000€, avendo di nuovo un costo complessivo di 200.000€ + 150.000€ = 350.000€. In conclusione, appare quindi evidente come sia conveniente per la società cercare di bloccare il prezzo dell’oro, preferendo comprare ad oggi sul mercato futures piuttosto che su quello spot: se avesse comprato direttamente su quello spot avrebbe pagato 10.000 x 55€ = 550.000€, piuttosto che approssimativamente 350.000€, ossia 35€ per grammo, evitando così anche le spese di immagazzinamento per 6 mesi, fino alla successiva lavorazione.
RISCHIO BASE
I fattori che agiscono sulla copertura vanno a influenzare il cosiddetto “rischio base”, basis risk, definito come differenza tra il prezzo spot dell’attività da coprire e il prezzo futures del contratto utilizzato per la copertura. Se l’attività sottoposta alla copertura coincidesse con quella sottostante i futures, la base dovrebbe essere nulla alla scadenza e molto contenuta in prossimità di tale data: tuttavia con il passare del tempo il prezzo spot e futures cambiano, plausibilmente in maniera differente, per questo la base prima della scadenza potrà essere positiva o negativa. Nello specifico:
- quando il prezzo spot aumenta più del prezzo futures la base aumenta (rafforzamento della base), viceversa in caso contrario (indebolimento della base);
- questo crea un miglioramento o peggioramento della posizione dell’hedger. Ad esempio, considerando una copertura corta, se la base si rafforza in modo inatteso la copertura migliora, mentre peggiora in caso contrario; per la copertura lunga vale l’opposto di quanto affermato.
Le coperture considerate finora hanno delle ovvie semplificazioni ai fini espositivi, che tuttavia nella prassi potrebbero non sempre verificarsi; infatti, un fattore chiave che influenza la copertura è la scelta del contratto da usare, in particolar modo in relazione all’attività sottostante e al fattore temporale di consegna: nei casi esposti in precedenza l’attività sottostante era la medesima, per questo motivo ovviamente la copertura è più facile; in caso contrario dovrebbe avvenire il cosiddetto “cross hedging”, ovvero una copertura incrociata delle attività sottostanti, molto più complessa e articolata. Stesso discorso per quanto riguarda la data di consegna: solitamente non sempre può essere nota, per questo è buona regola scegliere un mese di consegna prossimo alla scadenza della copertura ma più lontano nel tempo. Ovviamente il rischio base cresce se le attività sono differenti e se aumenta la distanza di tempo tra la scadenza della copertura e il mese di consegna del sottostante.
A cura di: Antonio Russo, Dottore Commercialista e Revisore Legale
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Per maggiori informazioni:
antoniorusso@valoreassociati.it
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